Nelle foto le tribune gremite dell’ippodromo e una veduta della pista
di Giorgio Bergamaschi
Merano celebra con un cross l’ultima carica di cavalleria della Storia, con un sorriso grato a Pio Bruni, che ha appena spento le 100 candeline
Merano – L’ippica che ammalia e diverte in riva al Passirio non finisce mai di stupire, di attirare nuove attenzioni e di raccogliere consensi. Programmi divertenti, soggetti di buona caratura, specialità differenziate. Così che proprio in virtù di tanta varietà d’offerta, a fine convegno da Maia si torna a casa (o in albergo) accaldati, ma mai stanchi, soddisfatti, mai appesantiti…
È l’antica magìa che si rinnova: Merano e il suo ippodromo non conoscono l’insensibilità, l’avarizia, l’apartheid di un settore che altrove spesso arricciava il naso. Oggi il naso lo si può arricciare anche quassù, ma solo per rispondere all’espressione di occhi gioiosi, con cui l’olfatto fa pendant perché riconosce i profumi veri e buoni: anzi, le essenze di pregio. E Merano, scusate l’insistenza, ha sempre profumato di buono: perfino quando la politica ingombrante vi piazzava uomini-tampone, presidenti pro forma… Ma bisogna comprendere. E perdonare: come sanno fare i grandi di cuore. Perché in questo “Anno I° ”della Maia liberata finalmente vediamo un’Amministrazione comunale sensibile, Assessori che contribuiscono e non ingombrano; e poi una Provincia che, al pari del Comune, “crede in Maia” ed “in Maia investe”. Un esempio su tutti?
Osservate il traguardo, che possiamo ridefinire anche così: “Punto d’arrivo di un trend provinciale”, ma anche “sintesi di una promozione turistica che si fa bandiera internazionale”. E questo, scusate se è poco, inorgoglisce tutti, perché significa che una fascia sempre più larga di operatori, appassionati, sportivi e amanti del bello stanno tornando in quest’oasi straordinaria, in quest’ippodromo-giardino che sta alla sua città–giardino come la bellezza alpina sta a questa conca di insuperabile attrazione.
A Maia s’affacciano i cavalli arabi: una prémière da non perdere
E veniamo alla giornata di domenica che, guarda caso, sciorina altre novità… annunciate un paio di mesi fa. Certo, ma ora tradotte in realtà anzi in cartellone domenicale. Calcheranno la pista di Maia i purosangue arabi, quelli che (anche per manifestazioni legate al trekking) lo Sceicco #MohamedbinRashidAlMaktoum (già, proprio quello di #Godolphin) sta portando nel mondo, avendo realizzato in casa (Dubai) strutture ippiche divenute “cattedrali” dell’ippica, autentiche oasi con tanto di programmi sontuosi e corse tra le più ricche al mondo. Tutto era iniziato circa tre lustri or sono nella terra di San Francesco, con “Nakeel Umbria”, e quest’anno un’importante tappa è andata in scena in Toscana, con la Gazzetta dello Sport che pareva tornata ai fasti d’un tempo, quando Gianoli &C gestivano ampi spazi quotidiani dedicati agli sport equestri ed all’ippica in generale, mentre ora quotidianamente se ne intravede (male) solo un… francobollo.
Prima di entrare nel dettaglio delle corse, alcune precisazioni: il purosangue inglese deriva da tre stalloni base, di cui due arabi ed un berbero. “Il cavallo del deserto” ha inciso profondamente nel far “voltare pagina ai canoni d’estetica”. Perché prima il cavallo “bello per eccellenza” era soprattutto il Kladruber (grigio o nero), dal profilo montonino: in tedesco, Rahmkopf. Poi, ecco il cavallo arabo, la sua forte incidenza negli incroci ricavati con fattrici (anche galiziane) continentali fino a dare al nuovo modello estetico (il purosangue inglese) le caratteristiche provenienti dall’arabo; fronte larga, orecchie corte e diritte, giunture in proporzione ovvero brevi, groppa corta e dritta, raramente insellata. Ricordiamo che quest’inverno, durante una vacanza in Dubai, #GiovanniMartone e sua figlia Clara hanno allacciato i primi rapporti con quel mondo, per portare anche a Maia le corse per arabi già presentate in Sardegna ed in Toscana, così come a Roma e Milano.
Per questa prémière ci affidiamo allo chaperon dell’informazione di Merano Galoppo, che in una nota annuncia Manou Taouy e Alwaadi, una coppia di bella espressione agonistica dai pedigree selezionatissimi e atleti di buon livello che si pongono in evidenza in una… come ama definirla #Manigrasso, “gerarchia non ancora definita”. Da questi due soggetti dai nomi che evocano i grandi cavalieri del deserto, eccoci a quelli ben più occidentali, quale Luppolo Bosana. Nell’evento sistemato in coda al convegno, ecco farsi luce Burkan al Khaledia ma anche Djebel de la Roque, quindi Kakswan e Rammas al Khaledia, che battono colori polacchi.
Ed ora, le corse usuali nel teatro di Maia. Partiamo da una poule per siepisti (3 anni, ovviamente), con belle lame che ambiscono al Premio Bi-Elle, acronimo che sintetizza la “griffe” di Luca Bruschi, il professionista che ha ereditato (e meritato) di vestire fantini e cavalieri dopo l’uscita di scena della mitica signora Pellegrini, nel cui atelier milanese era quotidiano il viavai di proprietari e allenatori che sceglievano nylon e sete per le loro giubbe di scuderia.
Si continua con gli ostacoli, mixati con splendide volate in piano
Nella poule “premiata” da Luca Bruschi s’attende la coppia Leonardo da Vinci – Mensch, già a segno entrambi sul traguardo di Maia. Ancora dolorante Raf Romano, rivedremo in sella i due attori della domenica trionfale di Raf: Kousek e Pastouszka Contraltari alla coppia di Romano un ex transalpino, Andoins (pure lui “prelevato” alla corte di Macaire) ed il cèko King Heart, specialista di bella espressione, che dovrà vedersela anche con il crescente Forman e i soprattutto la coppia di Favero.
Come detto sopra, si ricorda anche la presenza di Savoia Cavalleria a Merano, dal 1957 (dopo aver lasciato la caserma di via Vincenzo Monti, a Milano), sino agli anni Novanta (poi spostata a Grosseto in un modo che ancora ferisce il cuore). Tutti in pista domenica, anche per sostenere la passione feroce del “centenario” #PioBruni: il quale sarà sicuramente nella sua bella casa meneghina, ma certo gradirà sapere che tutti lo ricorderemo con affetto per quanto ha dato all’ippica sia per quanto ha fatto al timone dell’ippica, sia per quanto espresso dai suoi campioni della Razza di Vedano, magnificata non solo in ostacoli ma anche in piano da quel Veio che aveva subìto uno scambio di passaporto, e che #GianfrancoDettori aveva tanto meravigliosamente montato negli anni ’70 nei gran premi per gli stayer. E allora, applaudiamo questi crossisti che “caricheranno” all’insegna della memoria. Perché questo cross ricorda proprio l’ultima carica di cavalleria della storia, operata eroicamente dal Savoia nella campagna di Russia. In questo Premio Carica di #Isbunschenskij spiccano Le Mulleau e Kitano; c’è anche Tequila Tango che si sta facendo le ossa nella specialità e tra gli altri Lost Monarch e Monte Pelmo, con l’interessante Ermetico impegnato a “non” farsi leggere più di tanto, per poter piazzare il colpaccio a sorpresa.
Dulcis in fundo, l’ultimo accenno alle volate dei professionisti del piano
Le cravaches del piano salutano il pubblico che da fine luglio alla terza settimana d’agosto li accoglie per applaudirli nelle loro brillanti e rapinose “invenzioni in sella”: uomini che vibrano assieme al cavallo in un’esplosione di nervi, muscoli e istinti che ne ha fatto “relatori simbiotici” del cavallo. Il saluto è con i baby impegnati in un nursery, il Premio Ribot, che per l’altisonanza del nome dovrà diventare Criterium di Merano ma che domenica sarà solo una condizionata per maiden sui 1500 (le partite migliori, quelle più pingui, sono già state giocate: vedasi la dormelliana Lamaire): l’augurio ad ognuno dei contendenti è proprio quello di lasciare Merano, per avviarsi ad una carriera ricca di altrettante (16) vittorie, conseguite da Ribot: così da concludere da imbattuto, con il fregio di un doppio centro nell’Arco di Trionfo, come seppe fare il figlio di #Tenerani e Romanella sia a 3 che a 4 anni. E poi, al primo anno da razzatore, fare le consegne al figlio Molvedo, cresciuto sui prati della #RazzaTicino di casa Verga e anche lui primattore del Grand Prix de l’#ArcdeTriomphe.
In questo Premio #Ribot la premiata ditta Botti (training firmato da Alduino), lancia Armageddon e Soul Hunter, già più smaliziato. Poi, ecco Vabobos ma anche Mike of Jape con il team Migheli che ci prova con Tempus Ingannadu.
Sui 1600 del Premio Quellenhof – Luxury Resort Passaier, Yellowgreen e Cool Climate tenteranno il colpo gobbo, per fermare il lancio di Stundaiu, ma anche Ralli e l’alterno Southpark cercheranno l’inserimento nella lotta per la vittoria, nel vivo del rush a traguardo.
Nella foto Pio Bruni, nella sua casa di via Cenaia dove il 12 agosto ha compiuto 100 anni. E’ l’ultimo sopravvissuto della celebre e ultima carica della cavalleria, quella di Savoia a #Isbunschenskij a cui è intitolato il cross di questa giornata di corse.